Resilienza e Psicologia positiva

Resilienza

Resilienza e Psicologia positiva è un articolo redatto dalla psicologa Dott.ssa Floriana De Michele.

La resilienza è un concetto applicato alla Psicologia Positiva, che deriva dalla fisica dei materiali indicando la proprietà che hanno i corpi posti sotto pressione di modificarsi senza rompersi. Come la favola “La quercia e la canna” di J. De La Fontaine: la canna sembra essere la più debole, ma a conti fatti risulta più forte della quercia perché si piega senza spezzarsi; la quercia, invece, per quanto robusta, può venire sradicata. Fare resistenza ingrandisce e aumenta l’orgoglio, ma spezza i rami della perseveranza. Ed ecco che si delinea una nuova forza morale e vitale: la resilienza.

Secondo Bonanno (2004) la resilienza è un processo e un prodotto dello sviluppo evolutivo della persona che, pur avendo vissuto esperienze avverse, riesce a mantenere un funzionamento psicologico sano e stabile nel corso del tempo, riesce a vivere emozioni positive e condurre esperienze negative. Infatti “essere resiliente” non vuol dire “essere positivi”, ma vivere errori, sbagli, imprevisti, debolezze e problemi da risolvere, con un atteggiamento generativo ed energetico, con la consapevolezza che da un’esperienza negativa si può ottenere un risultato orientato alla crescita.
La resilienza, come affermano Costantino e Camuffo (2009), è un concetto “interattivo-dinamico” dove si intreccino fattori che si combinano nella storia di una persona. I fattori di rischio e di protezione che concorrono allo sviluppo del processo di resilienza sono individuali, famigliari e sociali. Questa tripartizione è confermata dalla maggior parte della letteratura sull’argomento (Garmezy, 2985, 1993; Malaguti, 2005; Masten, Coatworth, 1998; Jourda-Ionescu, 2001; Yates, Egeland, Sroufe, 2003; Werner 1993; Milani, Ius, 2010). I fattori di rischio: a livello individuale disabilità fisica/mentale, deficit cognitivi/fisici, qualità negativa dell’attaccamento rispetto alle figure genitoriali, uso di sostanze psicoattive, isolamento sociale, insuccesso scolastico; a livello famigliare disturbi psichiatrici o fisici in famiglia, decesso di almeno uno dei genitori, separazione prolungata dal caregiver, litigi ricorrenti in famiglia, violenze famigliari, alcolismo, tossicodipendenza; a livello sociale condizioni di povertà, disoccupazione, migrazione, isolamento relazionale. I fattori di protezione: a livello individuale intelligenza, competenza comunicativa, empatia, autostima, senso di efficacia, un internal locus of control, umorismo, problem solving; a livello famigliare buona struttura educativa, clima famigliare affettuoso e accogliente, interazione positiva, valori e credo condivisi, attaccamento sicuro genitore-figlio; a livello sociale ricco gruppo sociale di pari, presenza di un adulto significativo al di fuori della famiglia con il quale stabilire una relazione duratura e di sostegno affettivo, supporto ai genitori rispetto all’educazione dei figli da parte della rete dei servizi, comunità collaborante, partecipazione a una struttura sociale positiva, ambiente scolastico attento.

Si è parlato di resilienza come concetto, ma anche come processo, ciò sta a significare che essa non è solamente una caratteristica innata, elettiva, che soltanto alcuni di noi, pochi fortunati, hanno. La resilienza è anche un processo, una costruzione di atteggiamento che può essere sviluppata seguendo mirati percorsi e calibrate terapie che vanno a potenziare i punti di forza e rafforzare i punti di debolezza di ognuno di noi. Questo cambiamento e questo processo di crescita possono essere intrapresi con Psicologi e Psicoterapeuti.